La grande mostra della primavera, allestita nel Museo di Santa Giulia, sarà dedicata a Tiziano e alla pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia. Il progetto espositivo ruoterà infatti attorno al grande pittore veneto, in ragione innanzitutto delle sue due fondamentali imprese bresciane: il polittico realizzato per il vescovo Altobello Averoldi tra il 1520 e il 1522 nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso, e le tre tele con le Allegorie di Brescia, realizzate molti anni dopo, negli anni sessanta del Cinquecento, per il salone della Loggia, andate poi distrutte durante l’incendio del 1575.
Alla mostra è strettamente collegata la riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo, finalmente nella sua sede storica di Piazza Moretto, dopo 9 anni di chiusura, nelle cui collezioni sono presenti alcuni straordinari esempi della cultura artistica di Brescia e Venezia nel Cinquecento. La connessione tra i due eventi è resa ancor più significativa dalla scelta di istituire un unico biglietto di ingresso per la visita della mostra, della Pinacoteca e del Museo Diocesano dal 21 marzo al 1 luglio 2018. Il progetto è inoltre completato da un articolato itinerario di visita che comprende la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso (dove è tutt’ora conservato il Polittico Averoldi), il santuario di Sant’Angela Merici e numerose altre chiese a Brescia e nel territorio della provincia.
L’evento espositivo, promosso da Comune di Brescia e da Fondazione Brescia Musei e organizzato da Civita Mostre, prosegue la tradizione delle mostre dedicate ai grandi maestri della pittura antica e sarà l’occasione per valorizzare i capolavori di Tiziano, per ripercorrere l’eco suscitata dalla sua opera presso i maggiori pittori bresciani del tempo, da Girolamo Romanino al Moretto e a Giovan Girolamo Savoldo e infine per riscoprire le vicende relative alla decorazione e ai progetti di ampliamento del Palazzo della Loggia che videro coinvolto anche Andrea Palladio.
Si tratta pertanto di una iniziativa che permetterà di ripercorrere, in modo appassionante, l’influenza che il grande pittore ebbe sugli sviluppi della pittura bresciana. E, ribadendo quanto già gli studi hanno da tempo chiarito, il complesso Averoldi rappresenta uno spartiacque nella storia della pittura bresciana del Cinquecento, in quanto il suo arrivo in città provocò reazioni a catena negli esponenti più ricettivi dell’arte locale, che non poterono fare a meno di confrontarsi con quel modello.
Ad esempio la formazione di Romanino, collocabile a partire dalla fine del primo decennio del Cinquecento, così come quella di Moretto, di poco successiva, si giocano in un dialogo costante con gli esemplari di Tiziano, conseguenza anche della giovanile frequentazione del contesto lagunare da parte dei due artisti. Caso in parte diverso fu quello di Savoldo, per il quale il rapporto con Tiziano si stabilì solo in coincidenza con il definitivo trasferimento dell’artista a Venezia, avvenuto intorno al 1515, quando il pittore aveva circa 35 anni.
Oltre che sul piano strettamente stilistico, la famigliarità degli artisti bresciani con Tiziano e con l’ambiente veneziano trova un’importante conferma nella condivisione di simili tipologie di rappresentazione, in particolare per quanto riguarda i dipinti per la devozione privata.
Per rendere chiaro e lineare questo percorso il curatore della mostra, Francesco Frangi, con il supporto di un prestigioso comitato scientifico, ha selezionato oltre cinquanta capolavori, provenienti da importanti istituzioni museali, italiane e internazionali, come la Pinacoteca di Brera, il Museo Poldi Pezzoli e le Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, i Musei Capitolini di Roma, la Galleria Palatina di palazzo Pitti di Firenze, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo di Palazzo Bianco e di Palazzo Rosso di Genova, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, la Galleria Sabauda di Torino, il Museo del Prado di Madrid, il Museo Liechtenstein, The Princely Collection e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo di Belle Arti di Budapest, il Museo Puškin di Mosca, la National Gallery di Washington.
Divisa in 6 sezioni, in un allestimento curato dallo studio degli architetti Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, la mostra consentirà di ripercorrere l’influenza di Tiziano sugli sviluppi della pittura bresciana e di scoprire in che misura il suo arrivo in città provocò reazioni a catena negli esponenti più ricettivi dell’arte locale che non poterono fare a meno di confrontarsi con il grande maestro.
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